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incollare mogano + faggio

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  • incollare mogano + faggio

    Voglio realizzare un manufatto (una specie di tavola) fatta a strati diversi alternando il mogano ed il faggio sbiancato, per ottenere una asse di lunghezza circa cm. 130 x larghezza cm. 18, spessore cm. 5.

    Voglio utilizzare dei listelli di cm. 5x2 incollati a strati alterni (uno scuro, uno chiaro), lungh. cm.130.

    Poi deve essere esposta alle intemperie.
    Che collante mi consigliate:
    - Colla rossa
    - Resina epoxy addittivata

    o che altro?

    Grazie

  • #2
    Una D3 o una Bindan p vanno benissimo, anche una Titebond III
    rimanere allievo é il segreto di ogni maestro. J.S.
    L'Arte è la parte nobile di ognuno di noi che non è ostaggio nè del tempo nè del denaro

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    • #3
      se è esposto alle intemperie il faggio non è il massimo, meglio il castagno se vuoi l'effetto chiaro. Anche il mogano potrebbe darti problemi

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      • #4
        Lo so che il faggio non è proprio il massimo, ma volevo dipingere il tutto con una pittura oleofenolica grassa, tipo la Rylard, e darci almeno 11/13 mani.

        Penso che così possa essere protetto.

        Ma non è che il mogano per la sua struttura poi mi "sputi" via la colla?
        Per questo pensavo all' epoxy o colla rossa.
        Preferirei l' epoxy, è più semplice da usare

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        • #5
          Buongiorno Rigel noto che sei veneziano come me, anche se adesso abito a Mestre.
          Mi capita di frequente di accoppiare listelli di verie essenze per costruirmi i miei arbalete per la pesca subaquea, e tra quelli usati il mogano fa da padrone.
          Per i miei incollaggi solitamente utilizzo una poliuretanica D4 o la resina epossidica (che poi uso anche come finitura con 3 mani seguite da altrettante di vernice poliuretanica bicomponente) ma ho trovato molto buona la vinilica D3. La Bindan e la Titebond III non le ho mai provate. So per certo che la Bindan la trovi presso OBI (fronte Auchan).
          Reputo che se come finitura utilizzi epossidica e poliuretanica il manufatto restera' perfettamente isolato anche se come gia ti è stato detto, il faggio mal si presta per essere impegnato in ambienti umidi, sembra un paradosso perche una volta , prima dell'utilizzo del ramino (anche questo sempre piu raro e spesso sotituito o accoppiato altri legni) , i remi delle imbarcazioni veneziane erano in stele di faggio, comunque isolato e impregnato con parecchie mani di olio cotto e vernice.
          Potresti ottenere un ottimo risultato cromatico accoppiando mogano e koto, anch'esso molto chiaro, leggermente paglierino.

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          • #6
            Ciao York!
            Allora siamo conterranei (anzi con...lagunari ).

            Difatti la storia del faggio non adatto ad ambienti umidi proprio non la digerisco.
            Per secoli la Serenissima Repubblica ha coltivato scrupolosamente i faggi del Cansiglio, che crescono molto diritti, proprio per costruire i remi delle imbarcazioni....

            Il Koto non mi sembra un legno duro, anzi, perciò da scartare.
            Il faggio poi lo sbianco ulteriormente con acido ossalico per aumentare il cromatismo, come vernice protettiva non intendo usare l' epoxy, ma, come dicevo, una oleofenolica grassa tipo la Rylard, con parecchie mani di vernice (almeno 13).

            Certo la oleofenolica è lenta da asciugare, ma impregna molto bene il legno, è molto resistente nel tempo, e poi basta una ritoccatina ogni 3/4 anni che torna nuova.
            Certo per dare 13/15 mani vanno via minimo 20 giorni

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            • #7
              Ciao Rigel!
              Ma di che sestiere sei?
              Sembra un paradosso ma il faggio accoppiato con altre essenze, magari piu adatte ad ambienti umidi proprio non va a meno che non sia un manufatto a scopo ornamentale e non possa essere in qualche modo scalfito nel tempo.
              Ho avuto una disastrosa esperienza con uno dei miei primi arbalete il cui fusto era composto da un bellissimo travetto lamellare in faggio rosa evaporato e l'impugnatura , montata con un incastro a tenone.
              Dopo la prima pescata, una volta uscito dall'acqua mi sono accorto di un "gradino" nel punto di giunzione tra mogano e faggio .
              Che cosa era successo?
              Nella zona del gradino c'era la sede del meccanismo di sgancio il quale era bloccato da due viti passanti. Purtroppo I fori delle viti non li avevo perfettamente isolate con la poliuretanica bicomponente e in quel punto il faggio ha assorbito acqua come una spugna gonfiandosi e crepando la vernice esterna. Sigh.
              I remi in faggio erano fatti solo da faggio, "cortei compresi" perfettamente trattati con numerose mani di olio cotto e vernice grassa e anche se venivano scalfiti o scheggiati con il contatto con il fondo o incrociando altri remi restavono comunque ben stabili.

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