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Tavolo gambe incrociate…la donna chiede, io faccio (o almeno ci provo)

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  • Tavolo gambe incrociate…la donna chiede, io faccio (o almeno ci provo)

    Salve a tutti, mi sono inscritto a questo forum (che ho letto in passato per altre questioni), per chiedere alcuni questioni che esulano il mio campo lavorativo e le mie capacità.

    Veniamo al dunque, sto ristrutturando l’appartamento dove sono nato perché spero di andarci a vivere il prossimo anno con la mia dolce metà, siccome siamo sia io che lei dei poveri squattrinati che hanno deciso di intraprendere la carriera universitaria (entrambi dottorandi, io di Ingegneria Meccanica, lei di Neuroscienze), la casa la si ristruttura con le proprie mani e quindi tempo al tempo risparmiamo parecchio. La casa avrà un arredamento moderno stile industriale, per tale motivo ci siamo messi alla ricerca di un tavolo per la sala da pranzo, che essendo molto grande (7m*4.5m), richiede appunto un tavolo di una certa importanza. Girando e girando troviamo un bellissimo tavolo, questo qui: https://www.homeplaneur.com/it/tavol...te-connor.html, piano in legno con profilo scortecciato, dimensione 200*100….ma 1700€...figli miei, non ce li possiamo permettere, sono 2 stipendi. Allora, lei (la mia ragazza), furba, sapendo che con il ferro più o meno me la cavo, mi fa: “ma scusa, non lo sai fare tu?”.

    E che faccio? Se la mette così mi tiro indietro? Certo che no. Allora carta e penna, mi butto giù un paio di schizzi, peggioro un po’ l’estetica di quel modello in vendita “aumentando” gli incroci delle gambe, ma miglioro la stabilità aumentando l’area spazzata di appoggio a terra; inoltre metto un sopratelaio che sostanzialmente mi permette di avere due sottosistemi separati, piano-tavolo che non vanno a stressare i punti di appoggio come nel modello commerciale.
    Per fortuna negli anni mi sono costruito una piccola officina in casa, quindi per lavorare ho tutto il necessario, compro il ferro, trancia alla mano profilo tutti gli scatolati a misura e inizio a saldare.

    Il primo piede: https://photos.app.goo.gl/XicwBwXfqyXSo0p12

    I miei mirabili strumenti di precisione per tenere i pezzi fermi: https://photos.app.goo.gl/FVVA3CYAtCNzQudj1

    E infine con la il laser autolivellante mi prendo i riferimenti per il taglio in perfetta bolla: https://photos.app.goo.gl/wyi48lWtjBWCVoYk1

    Il risultato finale: https://photos.app.goo.gl/dShaSTVoty8abUdG2


    E qua viene il bello: lavoro con precisione i materiali ferrosi, saldo freso e li tornisco tranquillamente, ma il legno per me è una chimera, o meglio, un passaggio veloce che mi ha visto sempre lavorare su multistrato o tavole già pronte e belle.
    Per questo tavolo ci voleva un legno di una certa importanza, non volevo mettere una “tavola” sopra, ci volevo mettere qualcosa di importante di spessore e con un profilo scortecciato. Non volevo prendere più tavole da accoppiare, ma qualcosa che desse l’idea di “monolitico”.
    Non trovando da nessuna parte una tavola singola così grande, mi sono messo alla ricerca di singole tavole da poter accoppiare, così ho trovato da una falegnameria queste due tavole di quasi 3.3 metri di lunghezza, 7 cm di spessore e circa 75cm di larghezza, provengono da un cedro del libano abbattuto 6 anni fa.
    https://photos.app.goo.gl/CfRSpjQZDhQfpanH2

    Ora io di legno e affini ne so veramente poco…ma poco poco.
    So di per certo alcune cose di questo: è ben stagionato, l’umidità misurata è intorno al 12%, purtroppo però, porcaccialaXXXXX, il giorno prima che me lo andassi a prendere siccome me lo avevano preparato per il ritiro, si è preso una pioggia su un lato e quindi si è inumidito il lato corteccia da un lato di entrambe le tavole.
    So solo questo, non so altro di questo legno.
    Non so i trattamenti che devono essere dati.
    Non so se farlo piallare o metterlo sul pantografo e piallarlo/spianarlo con la fresa.
    Non so che finitura dare per renderlo resistente agli urti e graffi (vetrificante da parquet?!?)

    Vi dico come vorrei realizzare il tavolo:
    -Taglio entrambe le tavole a circa 220cm in modo da prendere la parte buona da entrambe
    -Ogni tavola seleziono quale è il lato dalla parte della corteccia che voglio mantenere e taglio l’altro a squadro in modo da ottenere due tavole da circa 55cm di larghezza.
    -Accoppio le tavole con (boh) mi piacciono molto quei "fiocchi" che si mettono per evitare le cricche nel legno...mi piacerebbe mettercene in metallo con inciso qualcosa su ognuno.
    -Non so come trattare però il legno
    -La parte verso la corteccia è naturalmente morbida, come posso dare una finitura estetica che mi aiuti anche a mantenere una buona resistenza a urti e graffi?

    -Con lo sfrido ci farò due mensole/comodini

    Ora sono nelle vostre mani.
    Consigli sul procedere a lavorare tale legno? Come mi devo comportare?
    Ho possibilità di fare questo lavoro anche molto dilazionato nel tempo, in questo momento sono alle prese con impianto elettrico e cartongesso, quindi ho molto ancora da fare, per tale periodo di stasi non ho problemi di spazi in quanto potrei mettere le tavole all’interno in un locale che sta abitualmente intorno ai 14-16°C anche d’inverno.

    Un grazie a chiunque spenda 2 minuti per aiutarmi.
    Ultima modifica di stefal639; 06-10-2017, 00:53.
    Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
    Sovrannaturale è una parola inconsistente.

  • #2
    Qui c'è da spendere un po' più di due parole.
    Innanzitutto non preoccuparti delle poche gocce d'acqua cadute sulle tavole, appena si saranno asciugate riavrai le tue tavole esattamente come prima anche perché il cedro è molto resinoso e di acqua all'interno non ne sarà entrata neanche una goccia. Analizziamo il materiale nella sua struttura.
    Quelle di cui disponi sono letteralmente due fette di albero tagliate per il lungo che sono composte da tutte le parti del tronco.
    Corteccia, primaticcio, alburno, durame e midollo.
    I puristi chiameranno il primaticcio " zona di accrescimento " e i Mastri chiameranno il midollo " cuore " ma la sostanza non cambia.
    Analizziamo solo le tre parti principali cioè l'alburno che sarebbe la zona di albero ormai formata ma non ancora " matura " il durame cioè la parte matura e solitamente preponderante come quantità e il midollo che è la zona centrale dell'albero deputata al trasporto della linfa ascendente.
    Non essendo un trattato di botanica queste frammentarie notizie ci bastano per continuare il nostro discorso.
    Ai fini pratici del lavoro che vuoi fare la differenza tra alburno e durame poco ci interessa ed anzi la differenza di colore tra le due parti potrebbe essere anche gradevole.
    In altri lavori si tende ad eliminarlo perché, anche a seconda del legno di cui parliamo, le differenze cromatiche possono essere vistose ma soprattutto la consistenza del legno è diversa.
    Inoltre in alcune specie è facilmente attaccabile dai parassiti.
    Il vero problema è il midollo o cuore che nelle tavole come quelle nelle foto ( a proposito, sono veramente belle ) tende a spaccarsi col ritiro della stagionatura e anche nel proseguo del tempo perché ha un assorbimento e rilascio dell'umidità ambientale molto diverso da quello del durame ed inoltre provoca l'imbarcamento della tavola intera.
    I vecchi dicevano che il legno " tira sul cuore ".
    La soluzione è quella di tagliare per il lungo le tavole dividendo il cuore in due per poi reincollare il tutto riformando la tavola meglio, molto meglio, se nel farlo si inverte il senso della venatura, ovvero spacchi il tavolone lo rigiri, come dire, testa/piedi e lo reincolli.
    Per il resto una volta piallata la parte di corteccia meno bella per ottenere i due fili diritti da accoppiare incollandoli ti resta la finitura.
    E qui sono scuole di pensiero.
    Vernici come il vetrificante da parquet snaturano, a mio avviso, la bellezza del legno e poi in seguito a colpi o contatto con corpi caldi ( pentola del minestrone e simili ) si può rovinare ed il ripristino non è dei più agevoli.
    Invece c'è chi ama le conseguenze dell'uso e l'aspetto " vissuto " di un tavolo che alla fine ha un aspetto volutamente rustico.
    Basta che mi esce il fumo dalle dita ...
    Aspettiamo che si affacci qualcun altro a dire la sua.

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    • #3
      Grazie delle 2*10^3 parole :-D
      Esaustivo al massimo.
      Quindi sostanzialmente l'idea di accoppiare due tavoloni è impensabile? Perché per accoppiarli avrei tagliato tutte e due le tavole abbastanza lontano dal cuore e avrei avuto su entrambe il cuore intatto. Mi piaceva molto l'idea perché danno il senso di monolitico, cosa che vedendone sostanzialmente 4 o più andrei a perdere.
      Non esistono prodotti da passare sul legno che vadano a "sigillarlo" evitando di lasciare l'interno a diretto contatto con l'atmosfera?
      Oppure, così come si fa nei palazzi o nei componenti soggetti a dilatazione termica, se sotto ci faccio dei canali profondi con la fresatrice posso evitare questo fenomeno nel tempo? Oppure staffare con del ferro che fa sostanzialmente una armatura?
      Non so, sono idee dettate da uno totalmente ignorante in materia.
      Perché se ritirano è si aprono fessurine che poi posso stuccare, ok, ci sta... Ma se mi si inarcano a gondola, no, quello non va bene.
      Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
      Sovrannaturale è una parola inconsistente.

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      • #4
        Scordati l'esistenza di prodotti " magici " o vernici " definitive ".
        Il legno è una cosa sempre viva, io ho visto bugne di sportelli spaccarsi all'improvviso dopo vent'anni e più.
        Personalmente l'idea di una tavola unica con due cuori mi da i brividi.
        Nulla ti vieta di tentare qualcuna delle soluzioni che hai proposto ma anche se in modo difficilmente percettibile il piano di cui stiamo parlando si stringerà e riallargherà ad ogni cambio di stagione, ad ogni accensione di riscaldamento e via dicendo.
        Bloccarlo in modo tale che non possa fare i suoi movimenti stagionali significa ottenere esattamente il risultato contrario e condannare il tuo tavolo ad una serie continua di fessurazioni ed imbarcamenti.
        Una tavola da 7 cm. che decide di imbarcarsi ti piega pure una putrella.
        Vabbè, esagero ma il concetto non varia di una virgola.
        Chiunque ti dirà che per fare i piani dei tavoli in massello si accoppiano secondo un certo schema di inversione di venature varie tavole larghe al più 15/20 cm. ( e secondo me sono già troppi anche se dovremmo prima vedere che legno stiamo lavorando ).
        E poi ,detto senza offesa, bisognerebbe toccare con mano e vedere da vicino quelle tavole per valutare l'una o l'altra soluzione, e avere una certa esperienza e attrezzatura per continuare il lavoro.
        Ma come ti ripeto aspettiamo anche di sentire gli altri.

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        • #5
          Attendo fiducioso buone notizie
          Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
          Sovrannaturale è una parola inconsistente.

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          • #6
            Originariamente inviato da stefal639 Visualizza il messaggio
            Attendo fiducioso buone notizie
            Come ti è stato correttamente indicato devi prima di tutto ridurre quelle due tavole in assi. In questa fase scarterai la parte centrale che puo dare problemi in futuro. Ricordati che più queste assi saranno strette e più stabile sarà il piano.
            Le tavole che hai preso non sono state essiccate in forno da quello che ho capito, da una parte è bene perchè la stagionatura naturale è la migliore, dall'altra c'è però il rischio che non siano ancora ben stagionate.
            Se non hai fretta ti consiglio quindi di ridurre subito le tavole in assi e lasciarli qualche mese da una parte in un luogo asciutto e ventilato in modo che se tendono a muoversi lo fanno ora senza fare danni. Quando decidi di finire il piano fai piallare le assi e le incolli facendo in modo che il verso degli anelli di accrescimento sia opposto fra una tavola e l'altra.
            Il piano finito prenderà aria da tutte e due le superfici per cui se non lo metti al sole dovrebbe rimanere stabile, il rischio che si imbarchi c'è comunque sempre.
            Ultima modifica di marcoT; 06-10-2017, 12:51.

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            • #7
              Ma quindi i classici tavoloni che si vedono, anche monotavola, come fanno a non farli imbarcare?
              Perchè parliamo cmq di spessori e larghezze degne di nota.
              Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
              Sovrannaturale è una parola inconsistente.

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              • #8
                Originariamente inviato da stefal639 Visualizza il messaggio
                Ma quindi i classici tavoloni che si vedono, anche monotavola, come fanno a non farli imbarcare?
                Perchè parliamo cmq di spessori e larghezze degne di nota.
                amico sono a L'Aquila anche io se vuoi posso passare per darti un consiglio cmq quelli sopra indicati sono tutti giusti anche perché mi piacerebbe vedere la base in ferro se ti interessa fammi sapere qui sopra che ci mettiamo in contatto

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                • #9
                  Originariamente inviato da stefal639 Visualizza il messaggio
                  Ma quindi i classici tavoloni che si vedono, anche monotavola, come fanno a non farli imbarcare?
                  Perchè parliamo cmq di spessori e larghezze degne di nota.
                  Non so a che tipo di tavoli ti riferisci. Posso dirti che una tavola così larga o si imbarca o se cerchi di impedirglelo, con della traverse incollate per testa o delle barre metalliche avvitate sotto, si spacca.
                  Poi ci sono legni più "nervosi" che tipicamente sono quelli duri (rovere e faggio ad esempio) e legni più tranquilli (quelli teneri come pino, abete e pioppo). Conta molto la stagionatura che ha avuto il legno (l'essiccazione al forno è più critica in questo senso rispetto alla stagionatura naturale), il luogo dove il tavolo sarà collocato e il tipo di lucidatura che va sempre data anche nella parte sottostante per evitare differenze di evaporazione e assorbimento dell'umidità.
                  Per evitare rogne è sempre bene ridurre la tavola in assi e poi reincollarli anche perchè non è semplice piallare una tavola larga 60-70 cm.

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                  • #10
                    Roby, con piacere, scrivimi per PM.


                    Per gli altri:
                    I tavoli a cui mi riferisco sono gli "slab table" si vedono in rete da anni e conosco personalmente persone che lo hanno acquistato (a prezzi disumani) che sta lì in sala da almeno 10 anni (infatti l'idea del piano così mi è venuta vedendo il loro)
                    E se procedessi a fare sotto il cuore e a distanza di 15-20 cm delle sfresate parallele all'asse di accrescimento dell'albero, profonde 1 cm meno del piano finito?
                    Una sorta di giunti di dilatazione che riducono le forze esercitate dalla tavola dato che gli spessori si riducono in maniera consistente.

                    Per la piallatura non vi sono problemi. Ho trovato un conoscente con una pialla da falegnameria da 1m di portata. Nel caso avrei Cmq spianato con una fresatrice tre assi cnc che diciamo che a tolleranze di lavorazione sta parecchi ordini di grandezza sotto a quelle di una comune lavorazione del legno.
                    Ultima modifica di stefal639; 07-10-2017, 22:57.
                    Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
                    Sovrannaturale è una parola inconsistente.

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                    • #11
                      Originariamente inviato da stefal639 Visualizza il messaggio
                      Roby, con piacere, scrivimi per PM.


                      Per gli altri:
                      I tavoli a cui mi riferisco sono gli "slab table" si vedono in rete da anni e conosco personalmente persone che lo hanno acquistato (a prezzi disumani) che sta lì in sala da almeno 10 anni (infatti l'idea del piano così mi è venuta vedendo il loro)
                      E se procedessi a fare sotto il cuore e a distanza di 15-20 cm delle sfresate parallele all'asse di accrescimento dell'albero, profonde 1 cm meno del piano finito?
                      Una sorta di giunti di dilatazione che riducono le forze esercitate dalla tavola dato che gli spessori si riducono in maniera consistente.

                      Per la piallatura non vi sono problemi. Ho trovato un conoscente con una pialla da falegnameria da 1m di portata. Nel caso avrei Cmq spianato con una fresatrice tre assi cnc che diciamo che a tolleranze di lavorazione sta parecchi ordini di grandezza sotto a quelle di una comune lavorazione del legno.
                      scusa l'ignoranza ma scrivimi per pm cosa vuol dire ?

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                      • #12
                        Originariamente inviato da stefal639 Visualizza il messaggio
                        Roby, con piacere, scrivimi per PM.


                        Per gli altri:
                        I tavoli a cui mi riferisco sono gli "slab table" si vedono in rete da anni e conosco personalmente persone che lo hanno acquistato (a prezzi disumani) che sta lì in sala da almeno 10 anni (infatti l'idea del piano così mi è venuta vedendo il loro)
                        E se procedessi a fare sotto il cuore e a distanza di 15-20 cm delle sfresate parallele all'asse di accrescimento dell'albero, profonde 1 cm meno del piano finito?
                        Una sorta di giunti di dilatazione che riducono le forze esercitate dalla tavola dato che gli spessori si riducono in maniera consistente.

                        Per la piallatura non vi sono problemi. Ho trovato un conoscente con una pialla da falegnameria da 1m di portata. Nel caso avrei Cmq spianato con una fresatrice tre assi cnc che diciamo che a tolleranze di lavorazione sta parecchi ordini di grandezza sotto a quelle di una comune lavorazione del legno.
                        Il problema non è la dilatazione ma la tendenza del legno a restringere man mano che stagiona. Se vuoi realizzare un tavolo in stile rustico (ma non mi sembra il tuo caso vista la struttura dei piedi che hai realizzato) per cui non ti importa che fra qualche tempo possa comparire lo spacco sul piano, puoi fare come dici. Se invece vuoi avere la garanza di un piano perfetto senza nessuna filatura devi seguire la procedura che ti ho indicato.
                        Poi magari uno è fortunato e anche lasciando il piano intero non succede nulla ma non si possono dare garanzie in questo senso.
                        Per dirti la mia esperienza, qualche anno fa il piano del tavolo della cucina dei miei fatto in Toulipiè purtroppo mal essicato si è imbarcato pesantemente. Ho fatto le fresature che tu dici e ho messo delle barre trasversali avvitate sotto che hanno riportato il piano abbastanza in piano. E' andata bene perchè il Toulipè è un legno tenero e lo spessore del piano era minimo.
                        Per la piallatura il problema non è tanto quello di trovare una pialla larga abbastanza per il tavolone quanto quello che, piallando la tavola intera, si rischia che per portarla in piano ci si mangi tutto lo spessore.

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                        • #13
                          Pm= messaggio privato

                          Per le spaccature potrei in verità anche soprassedere, in quanto i cosiddetti "bowtie" (non so in italiano come si chiamino, intendo quei fiocchi/papillon di legno che vengono messi sulle spaccature per "crimpare" I due lembi) mi piacciono pure molto.
                          Cioè se io procedessi a fare le fresature e bloccare il piano non incorro in piegature m solo ad eventuali rotture? Non è tutta sta disgrazia.

                          Per quanto riguarda la piallatura, ho misurato col pantografo i fuori squadro sulla parte di interesse... Per ora è imbarcata di circa 12 mm. La metterei a stagionare ulteriormente fino alla primavera in casa a 16 gradi e bassa umidità per poi lavorare in primavera inoltrata.
                          Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
                          Sovrannaturale è una parola inconsistente.

                          Commenta


                          • #14
                            Originariamente inviato da stefal639 Visualizza il messaggio
                            Pm= messaggio privato

                            Per le spaccature potrei in verità anche soprassedere, in quanto i cosiddetti "bowtie" (non so in italiano come si chiamino, intendo quei fiocchi/papillon di legno che vengono messi sulle spaccature per "crimpare" I due lembi) mi piacciono pure molto.
                            Cioè se io procedessi a fare le fresature e bloccare il piano non incorro in piegature m solo ad eventuali rotture? Non è tutta sta disgrazia.

                            Per quanto riguarda la piallatura, ho misurato col pantografo i fuori squadro sulla parte di interesse... Per ora è imbarcata di circa 12 mm. La metterei a stagionare ulteriormente fino alla primavera in casa a 16 gradi e bassa umidità per poi lavorare in primavera inoltrata.
                            Si ma qui parliamo di spaccature che si possono creare dopo mesi o anche anni che hai lucidato il piano e non durante la stagionatura delle tavole.
                            Per la piallatura devi misurare il fuori piano della tavola sia per la sua lunghezza che per la sua larghezza, vedrai che sarà molto di più di 12 mm.
                            Per la stagionatura cerca di esporre all'aria e alla luce (non al sole diretto) il lato della tavola convesso in modo che, asciugandosi, tiri la tavola e la raddrizzi. Io comunque ti sconsiglio di fare il piano con le tavole intere, poi vedi tu .....

                            Commenta


                            • #15
                              Ragà, è passato un "pochino", ma alla fine il lavoro l'ho fatto
                              E, mi spiace essermi dimenticato di aggiornare il forum, ma come potrete leggere, non è che sono andato avanti nel tempo.

                              Vi incollo il post che ho scritto sulla mia pagina:
                              Forse questo lavoro è uno di quelli che mi ha coinvolto di più in questo periodo...che poi, periodo...l'idea di farlo nasce nel lontano agosto 2017!!! Nel 2017 avevo comprato la saldatrice, "Che ci faccio?" e la prima cosa che ci ho fatto è stata proprio quella che vedete lì, le gambe del tavolo. Poi idee ed idee sul piano...trovi una segheria che si toglie due tavoloni da 80 kg l'uno, circa 3 metri di tavole di cedro del Libano, già stagionate 6 anni, ma na cosa tira n'altra, le ho lasciate accantonate lì per altri 3 abbondanti.
                              Mi risistemo casa, faccio tanti altri lavori, ma ste tavole giacciono lì "abbandonate" a se stesse.
                              Poi i lavori per casa iniziano a finire, la sala manca solo di quel "quid" che renderebbe tutto fottutamente perfetto, ma c'è qualcosa in questo tavolo che mi angustiava...non lo facevo mio, non riuscivo a pensarlo finito; e chi mi conosce sa bene che fino a che non sono certo di una cosa, NON la faccio.
                              Poi si arriva al capolinea...manca solo il tavolo...preso dalla "disperazione" qualche mese fa metto mano alla pialla e dopo aver squadrato le tavole con non poca difficoltà le piallo giusto quel poco per fare tipo 30 kg di segatura.
                              Resina sì, resina no, vetro sì, vetro no, scortecciato dentro, scortecciato fuori... alla fine la prima idea ritorna in auge: scortecciato dentro, vetro sì, ma fumè, incassato al centro.
                              Quindi via di altra segatura con la fresatrice per fare lo scasso (credo che il garage lo finirò di pulire nel duemilamai). Dai quel tocco di "tuo" andando a mettere i fiocchi in carbonio e alluminio per evitare il propagarsi della crepa di vena, carteggiata finale e via di finitura ad epossidica antigraffio con doppia lucido in acrilico con una punta di polvere iridescente.
                              Oh ragà, stava a venì sempre più bello. Le paure, i dubbi, le incertezze stavano via via svanendo.
                              Raramente mi capita che mentre faccio una cosa mi compiaccio di quanto fatto... esce abitualmente come lo avevo pensato/disegnato, qua invece usciva meglio di quanto immaginassi.
                              Porta tutto su a casa con non poche difficoltà, monta tutto, fai una traccia di 1.5m tra le fughe di 2mm del marmo per portarci un paio di cavi sotto dimmer (un giorno solo per fa sta cosa).
                              Dopo più di 3 anni eccolo lì, il tavolo che ho sempre sognato, quel tavolo che mi ha fatto penare già da quando ho detto "lo faccio io il tavolo".
                              Il mio lavoro sarà anche ben altro, in teoria "quelli con il mio stesso pezzo di carta" sono visti ,e ahimè inquadrati, come i videoterminalisti...persone che mai toccheranno quanto fatto. Beh, devo essere sincero, in sti anni ho svolto il mio lavoro con dedizione e impegno, producendo anche prodotti di notevole interesse e di elevato contenuto tecnologico, ma c'è una cosa che tutto quello fatto non mi ha mai dato: la soddisfazione. Sarà brutto da dire, ma di soddisfazioni ne ho avute veramente poche.
                              Ma la soddisfazione che ho quando torno con qualcosa che ho prima messo su carta e poi realizzato con le mie mani è qualcosa di impareggiabile che mi fa sentire sempre bene.
                              Non est vivere sed valere vita est.







                              Quello che per un uomo è magia, per un altro è ingegneria.
                              Sovrannaturale è una parola inconsistente.

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                              Sto operando...
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