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la bellezza della barca in legno.

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  • #16
    CAP. SECONDO

    Veniamo a noi. Parlavamo dello stucco. Componenti di questo misterioso preparato sono i seguenti: 1) gesso, normale gesso che si compra in bustine da circa 200gr.; 2) litopone, altra polvere che si vende in busta come il gesso, vengono venduti entrambi in buste di quel formato per avere la quantità giusta per poter miscelare i due elementi; 3)olio di lino cotto; 4)vernice per fare lo stucco, si tratta di una vernice quasi tipo flatting, ma moooolto più economica, viene, infatti, usata solo per la realizzazione dello stucco; 5) eventuale piccola quantità di smalto del colore con cui si vernicerà la barca; 6) acquaragia, per chi non ne sopporta l’odore esiste anche nella versione inodore.

    Et voilà, la formula segreta è svelata, ma bisogna poi passare alla miscelazione del tutto, e qui iniziano i metodi empirici, ovvero si va, come diciamo dalle mie parti “a sentimento” ovverosia, bisogna avere un po’ di manualità, altrimenti lo stucco o viene come una pappina o duro come un sasso. In entrambi i casi si rimedia facilmente, ma aggiustando aggiustando va a finire che prepariamo un kg. Di stucco, il che, se permettete, mi pare un po’ eccessivo.

    Prendete un pezzo di compensato di scarto, deve essere di circa cm 30 -40- per 30 -40, poggiatelo su di un piano dove gli sia impossibile ribaltarsi. Fatto? Ok, ora versateci sopra, al centro, circa la metà del contenuto del sacchetto del litopone, che si presenta come una polvere bianca, e con una bottiglia di vetro vuota, usata come un mattarello, rullatelo tutto. Vedrete che, anche se non li avevate visti ad occhio nudo, si romperanno dei granuli dai quali uscirà del materiale giallo. Con il raschietto, riportate tutto il litopone a centro del compensato e ricominciate a rullare con la bottiglia e così via, finché non vedrete che non compaiono più quei grumi gialli. Mescolate per bene con il raschietto, in modo da amalgamare la polvere gialla con quella bianca ed unitevi metà del contenuto del sacchetto di gesso. Mescolate bene con il raschietto. Per chi si ritrovasse più a suo agio, è possibile anche usare, in sostituzione del raschietto, un cazzuolino di quelli proprio di dimensioni contenute. Fatto? Bene ora sistemate il miscuglio a fontana, come se fosse della farina da impastare e nel foro centrale versate olio di lino cotto e vernice per stucco in pari quantità mettendone tanto quanto, a vostro avviso ne occorrerà per ottenere un impasto abbastanza morbido, ma consistente, giustappunto dovrà avere la consistenza dell’impasto per la pizza, come sofficità, non sarà mai così elastico. Se l’impasto dovesse risultare un po’ secco, aggiungete, a piccolissime quantità, un po’ di acquaragia, se dovesse risultare molle, aggiungete, sempre a piccole quantità litopone e gesso. Se volete colorare il vostro stucco, fate un impasto un po’ più secco ed aggiungete, sempre a dosi piccolissime, un po’ dello smalto che verrà impiegato per la verniciatura finale.

    Ma mica è finita qui. E già! Allora tutti, o quasi, sarebbero capaci. Prima di stuccare bisogna preparare i “cammienti” gli spazi vuoti tra tavola e tavola e questo si farà a seconda del tipo di intervento necessario.

    Se si tratta di riverniciare tutta la barca dopo anni di verniciature senza eliminare le verniciature precedenti, oppure di dover trovare delle vie d’acqua che non si trovano ad occhio nudo od in tutti quei casi in cui occorra o sia consigliabile una sverniciatura totale della barca si agisce in un modo, se si tratta solo di piccole riparazioni limitate a zone circoscritte si agisce in altri modi, a seconda se vi siano infiltrazioni o siano solo danni estetici. Mi raccomando, nella preparazione dello stucco, tenete conto anche di questo, impastate solo la quantità necessaria, meglio farne poco e doverlo preparare di nuovo, che farne tanto e doverlo buttare, poi il doverlo preparare di nuovo, vi varrà come pratica e, ogni volta, vi sembrerà più facile.

    Dunque, andiamo a considerare il caso peggiore: dover sverniciare tutto lo scafo e portarlo a legno. Questa operazione si impone quando la barca fa acqua e non si riesce in alcun modo a scoprire dove è situata la via d’acqua (via d’acqua: punto attraverso cui l’acqua trova ingresso nello scafo, solitamente, per logica è individuata in un punto dell’opera viva, che è la parte dello scafo immersa nell’acqua, mentre l’opera morta è quella che è sempre o quasi all’asciutto, tranne nel caso che la via d’acqua permetta un ingresso all’acqua così veloce che tutta la barca diventi opera viva, ovvero immersa in acqua. In tal caso siete affondati), oppure si è in presenza di una barca alquanto vetusta mal tenuta oppure anche abbastanza nuova, ma non mantenuta da qualche anno e tenuta in secca.

    Per poter agire efficacemente ed abbastanza rapidamente per la sverniciatura si potrebbe agire con dei raschietti dopo aver ammorbidito la vernice con la fiamma di un cannello a gas, ma, tenuto conto che per effettuare tale operazione con detta attrezzatura occorre un minimo di manualità, onde evitare di rovinare il fasciame con il raschietto (a volte si tirano via anche riccioli di legno, od il raschietto danneggia il fasciame piantandocisi dentro) o di dare fuoco al tutto, con conseguente recita, da parte dei più intemperanti, dell’elenco completo degli occupanti il Paradiso, suggerisco di munirsi di questa attrezzatura:
    1) pistola ad aria calda (per chi non lo sapesse, si tratta di pistole termiche a getto d’aria, che come un fon, cacciano aria calda a temperature molto alte, capaci di ammorbidire scorze di vernice anche consistenti. Nel caso non si riesca ad eliminare lo spessore di vernice in una sola passata, si ripeterà l’operazione. Questi attrezzi si trovano, oggi, un po’ dappertutto, a prezzi irrisori ed il loro porco lavoro lo fanno, unica necessità una presa elettrica nei dintorni, inoltre hanno in dotazione alcuni raschietti fatti apposta per eliminare la vernice dalle superfici di ogni forma e vari tipi di becco a seconda di come si vuole concentrare o spandere il flusso di aria);
    2) qualche raschietto dritto da stuccatore di varie larghezze e uno o due raschietti, simili, ma che presentino conformazione differente da quello in dotazione con la pistola;
    3) carta vetro dall’ottanta al trecentoventi;
    4) uno scalpello corto e largo con il taglio arrotondato;
    5) della canapa da idraulico, in quantità o, meglio, del cordino di canapa o fibra naturale da 2 -3 mm. di diametro;
    6) un ribattino, per ribattere tutti i chiodi che tendono a fuoriuscire;
    7) assortimento di chiodi zincati dal 4 all’8 per rinforzare la chiodatura del fasciame sulle ordinate od in qualunque posto ve ne sia bisogno;
    8) pezzi di legno, possibilmente pino, per poterci ricavare dei cavicchi da utilizzare per chiudere i buchi vuoti lasciati da chiodi o ferramenta rimossi o, peggio, da nodi del legno che cadono;
    9) Una bella pagnottella del vostro stucco, ora può anche essere bianco, il perché lo capirete man mano che andiamo avanti;
    10) Due litri di acquaragia;
    11) Uno o due barattoli da un kg. Di cementite (la quantità dipende dalla grandezza della barca);
    12) Due o tre kg. Di smalto sintetico del colore con il quale volete verniciare la barca, se i colori sono più di uno tenete conto che dovrete dare almeno due mani di smalto sull’esterno e sull’interno ed almeno tre sul calpestio, quindi regolatevi di conseguenza, tanto un kg. di smalto lo si trova senza alcuna difficoltà;
    13) Due pennelli ovalini del n°12, uno per colore, di solito i colori sono minimo due, pennello tondo del n°4 per i fregi più piccoli, tipo bottazzo, o per il righino di stacco tra il colore della murata e la zona su cui viene applicata l’antivegetativa, e piccolo rullo liscio per applicare l’antivegetativa;
    14) Aggrappante per antivegetativa;
    15) Antivegetativa.

    Se ho dimenticato qualcosa ce ne accorgeremo man mano che progrediamo nel lavoro e voi andrete a comprarla senza fare tante storie, altrimenti la chiudo qui e la manutenzione ve la fate da soli. A proposito di dimenticanze ho dimenticato la carta gommata da carrozziere, quella larga, per fare i righini e delimitare l’opera viva dove passare l’antivegetativa. Lo dicevo io che questo maledetto Helmut non mi lascia mai in pace e mi nasconde sempre le cose.

    Vi lascio di nuovo sul più bello, ma si sa… io SONO BASTARDO GENETICAMENTE.

    ciao max

    nella vita basta metterci ritmo,
    purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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    • #17
      Max riesci a far sognare non vedo l'ora di legger il terzo capitolo .....Grazie di condivider la tua esperienza con tutti noi



      Angelo
      Ciao by Angelo

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      • #18
        Grazie Max prima portavi l'aureola da santo ora sei come il cacio sui maccheroni, aspettavo da tempo questa ricetta ma comunque ti perdonosei arrivato giusto in tempo (anche se ne ho parecchio)penso ci sentiremo molto spesso e spero che mi aiuterai con ottimi consigli .

        Per me questo che tu hai postato e bibbia secoli e secoli di esperienze marinaie.

        Ciao e grazie Peppe



        P.S. Spero che la malattia non degeneri proprio ora e ti lasci ancora capace di intendere e volere per un centinaio d'anni
        Ciao Peppe
        non rimandare a domani quello che puoi fare oggi
        sigpic

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        • #19
          Originariamente inviato da peppeprincipe Visualizza il messaggio
          Grazie Max prima portavi l'aureola da santo ora sei come il cacio sui maccheroni, aspettavo da tempo questa ricetta ma comunque ti perdonosei arrivato giusto in tempo (anche se ne ho parecchio)penso ci sentiremo molto spesso e spero che mi aiuterai con ottimi consigli .

          Per me questo che tu hai postato e bibbia secoli e secoli di esperienze marinaie.

          Ciao e grazie Peppe



          P.S. Spero che la malattia non degeneri proprio ora e ti lasci ancora capace di intendere e volere per un centinaio d'anni
          spero che la tua preghiera sia ascoltata nell'alto dei cieli
          ciao max

          nella vita basta metterci ritmo,
          purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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          • #20
            terzo capitolo

            CAP. TERZO


            Cominciamo, ora, con la pratica. Scelto un bel giorno, anche ventoso, però il vento non deve dare fastidio, diciamo ventilato, abbastanza asciutto, avendo cura di agire quando il legno dello scafo non è zuppo d’acqua, altrimenti, utilizzando l’aria calda per sverniciare, potremmo avere dei fenomeni di torsione del fasciame dello scafo, con conseguenti contumelie da scomunica, cominciamo con l’operazione di sverniciatura. Tolti gli scanni da uno dei lati della barca, la facciamo poggiare a terra, avendo cura di interporre fra terreno e fasciame un telo od un pezzo di compensato di recupero, lasciando la chiglia poggiata sulle falanghe. Questo solo se la barca poggia unicamente su falanghe e scanni laterali (solitamente le lance vengono tenute così). Nel caso si tratti di una barca più grande, sarà poggiata su pezzi di legno abbastanza grossi e squadrati, posti anche uno sull’altro, sistemati sempre sotto la chiglia, e sarà sostenuta lateralmente da spezzi di travi in legno, in questo ultimo caso, la barca sarà posta abbastanza in alto da poterci lavorare senza doverla abbattere su di un lato, anche perché questa manovra risulterebbe alquanto disagevole e pericolosa per l’integrità della barca stessa. Certo, se si tratta di una lancia, anche di 4-5 mt., si può, con l’aiuto di più persone, capovolgerla e sistemarla su scanni bassi, in modo che tutta la carena sia accessibile per la manutenzione, si dovrà, poi, rigirarla per effettuare la sverniciatura dell’interno. Ognuno proceda come si trova più comodo. Avete sistemato la barca? E, allora, datevi da fare e non state li a ciondolare ed a non far niente. Collegate la pistola termica ad una presa di energia elettrica e, dato piglio ad un raschietto da stuccatore, accendete la pistola alla temperatura più bassa e cominciate a riscaldare la vernice da uno dei capi della barca, o la poppa o la prua, procedendo verso l’alto capo. Riscaldate piccole zone di vernice e, quando la vedrete arricciarsi, passate la lama del raschietto, con una inclinazione di circa 30° rispetto al fasciame, senza fare troppa forza, per evitare di danneggiarlo. Ricordate, dovete rendere la vernice morbida e la dovete rimuovere senza grattare il legno con il raschietto. Man mano che ci fate la mano, potete anche aumentare la temperatura della pistola e procedere più spediti. Ricordate sempre, il vostro scopo è rimuovere la vernice, non raschiare lo scafo. Una volta eliminata più vernice possibile con il raschietto da stuccatore, passate ad usare quello in dotazione alla pistola, per eliminare ogni traccia di vernice, anche dai particolari, in special modo quella che si trova sui “cammienti”, in italiano comenti, che sarebbero i punti di unione delle tavole del fasciame. Ricordate di pulire bene questi punti. Dopo aver usato i raschietti sarà il caso di farci qualche passata con carta vetro del 60-80, tentando anche di infilarla dentro gli spazi. Ora facciamo una bella passata di carta vetro dell’80 su tutto lo scafo e, una volta finito anche una con carta del 100. A questo punto dovremmo avere davanti agli occhi un quadro abbastanza chiaro delle condizioni dello scafo e , se il fasciame è integro, nel senso che non riscontriamo punti in cui è marcio possiamo pensare di cominciare il lavoro di calafataggio dello scafo, con successiva stuccatura e verniciatura, altrimenti dovremo proprio rimuovere le parti dello scafo marce , realizzarne di nuove e metterle in opera (tremate). Cominciamo dalla situazione più facile: non c’è nessun elemento dello scafo da sostituire.

            In questo, beneaugurato, caso la prima cosa da fare è far gonfiare il legno come se stesse in acqua. Questo risultato lo possiamo ottenere in vari modi, ma quello più semplice, se si tratta di una lancia e si è vicini al mare è quello di togliere l’allievo ( il tappo che chiude il foro attraverso il quale si fa defluire l’acqua dalla barca tirata in secco e si mette a mare la barca, ancorandola ad una boa, oppure a due ancore collegate a due cime che formino un angolo variabile al punto di volta, a prua della barca, delle cime. L’angolo varierà a seconda del tempo meteorologico con cui avremo a che fare. A questo scopo rifatevi all’illustrazione riportata qui sotto.



            Naturalmente questa operazione deve essere fatta se lo spazio tra le tavole del fasciame è parecchio, altrimenti, effettuando il lavoro di calafataggio, si finisce per interporre troppo materiale (canapa o cotonina) tra le varie tavole del fasciame, che, una volta a contatto con l’acqua, si gonfieranno e potrebbero anche danneggiarsi se il materiale inserito fosse troppo. Se le tavole sono molto larghe significa che la barca è stata troppo tempo a terra, quindi si dovrà tenerla a bagno anche una settimana. Una volta che lo spazio tra le tavole si è ristretto, si provvederà a tirare la barca in secca, anche sulla riva di una spiaggia, basta che tocchi quel tanto da restare a galla, quindi si provvederà, una volta reinserito l’allievo (basta un misero tappo di sughero) nel foro di drenaggio, a sgottare tutta l’acqua che c’è in barca e, man mano che la barca si svuota verrà tirata sempre più all’asciutto. Terminata questa operazione, si comincia, finalmente, con il divertimento, ma, :da bravo bastardo genetico, per il divertimento vi rimando alla prossima puntata.
            ciao max

            nella vita basta metterci ritmo,
            purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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            • #21
              Originariamente inviato da micromax Visualizza il messaggio
              CAP. TERZO


              Cominciamo, ora, con la pratica. Scelto un bel giorno, anche ventoso, però il vento non deve dare fastidio, diciamo ventilato, abbastanza asciutto, avendo cura di agire quando il legno dello scafo non è zuppo d’acqua, altrimenti, utilizzando l’aria calda per sverniciare, potremmo avere dei fenomeni di torsione del fasciame dello scafo, con conseguenti contumelie da scomunica, cominciamo con l’operazione di sverniciatura. Tolti gli scanni da uno dei lati della barca, la facciamo poggiare a terra, avendo cura di interporre fra terreno e fasciame un telo od un pezzo di compensato di recupero, lasciando la chiglia poggiata sulle falanghe. Questo solo se la barca poggia unicamente su falanghe e scanni laterali (solitamente le lance vengono tenute così). Nel caso si tratti di una barca più grande, sarà poggiata su pezzi di legno abbastanza grossi e squadrati, posti anche uno sull’altro, sistemati sempre sotto la chiglia, e sarà sostenuta lateralmente da spezzi di travi in legno, in questo ultimo caso, la barca sarà posta abbastanza in alto da poterci lavorare senza doverla abbattere su di un lato, anche perché questa manovra risulterebbe alquanto disagevole e pericolosa per l’integrità della barca stessa. Certo, se si tratta di una lancia, anche di 4-5 mt., si può, con l’aiuto di più persone, capovolgerla e sistemarla su scanni bassi, in modo che tutta la carena sia accessibile per la manutenzione, si dovrà, poi, rigirarla per effettuare la sverniciatura dell’interno. Ognuno proceda come si trova più comodo. Avete sistemato la barca? E, allora, datevi da fare e non state li a ciondolare ed a non far niente. Collegate la pistola termica ad una presa di energia elettrica e, dato piglio ad un raschietto da stuccatore, accendete la pistola alla temperatura più bassa e cominciate a riscaldare la vernice da uno dei capi della barca, o la poppa o la prua, procedendo verso l’alto capo. Riscaldate piccole zone di vernice e, quando la vedrete arricciarsi, passate la lama del raschietto, con una inclinazione di circa 30° rispetto al fasciame, senza fare troppa forza, per evitare di danneggiarlo. Ricordate, dovete rendere la vernice morbida e la dovete rimuovere senza grattare il legno con il raschietto. Man mano che ci fate la mano, potete anche aumentare la temperatura della pistola e procedere più spediti. Ricordate sempre, il vostro scopo è rimuovere la vernice, non raschiare lo scafo. Una volta eliminata più vernice possibile con il raschietto da stuccatore, passate ad usare quello in dotazione alla pistola, per eliminare ogni traccia di vernice, anche dai particolari, in special modo quella che si trova sui “cammienti”, in italiano comenti, che sarebbero i punti di unione delle tavole del fasciame. Ricordate di pulire bene questi punti. Dopo aver usato i raschietti sarà il caso di farci qualche passata con carta vetro del 60-80, tentando anche di infilarla dentro gli spazi. Ora facciamo una bella passata di carta vetro dell’80 su tutto lo scafo e, una volta finito anche una con carta del 100. A questo punto dovremmo avere davanti agli occhi un quadro abbastanza chiaro delle condizioni dello scafo e , se il fasciame è integro, nel senso che non riscontriamo punti in cui è marcio possiamo pensare di cominciare il lavoro di calafataggio dello scafo, con successiva stuccatura e verniciatura, altrimenti dovremo proprio rimuovere le parti dello scafo marce , realizzarne di nuove e metterle in opera (tremate). Cominciamo dalla situazione più facile: non c’è nessun elemento dello scafo da sostituire.

              In questo, beneaugurato, caso la prima cosa da fare è far gonfiare il legno come se stesse in acqua. Questo risultato lo possiamo ottenere in vari modi, ma quello più semplice, se si tratta di una lancia e si è vicini al mare è quello di togliere l’allievo ( il tappo che chiude il foro attraverso il quale si fa defluire l’acqua dalla barca tirata in secco e si mette a mare la barca, ancorandola ad una boa, oppure a due ancore collegate a due cime che formino un angolo variabile al punto di volta, a prua della barca, delle cime. L’angolo varierà a seconda del tempo meteorologico con cui avremo a che fare. A questo scopo rifatevi all’illustrazione riportata qui sotto.



              Naturalmente questa operazione deve essere fatta se lo spazio tra le tavole del fasciame è parecchio, altrimenti, effettuando il lavoro di calafataggio, si finisce per interporre troppo materiale (canapa o cotonina) tra le varie tavole del fasciame, che, una volta a contatto con l’acqua, si gonfieranno e potrebbero anche danneggiarsi se il materiale inserito fosse troppo. Se le tavole sono molto larghe significa che la barca è stata troppo tempo a terra, quindi si dovrà tenerla a bagno anche una settimana. Una volta che lo spazio tra le tavole si è ristretto, si provvederà a tirare la barca in secca, anche sulla riva di una spiaggia, basta che tocchi quel tanto da restare a galla, quindi si provvederà, una volta reinserito l’allievo (basta un misero tappo di sughero) nel foro di drenaggio, a sgottare tutta l’acqua che c’è in barca e, man mano che la barca si svuota verrà tirata sempre più all’asciutto. Terminata questa operazione, si comincia, finalmente, con il divertimento, ma, :da bravo bastardo genetico, per il divertimento vi rimando alla prossima puntata.
              E noi bravi ragazzi staremo qui ad aspettarti tanto non c'e fretta.
              Ciao Peppe
              non rimandare a domani quello che puoi fare oggi
              sigpic

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              • #22
                State ancora lì a guardare? La barca l’abbiamo vuotata da ieri, quando la volete sistemare sugli scanni per il calafataggio? Su, su, muovetevi. Ora diamo uno sguardo allo spazio che c’è tra le tavole del fasciame.



                A seconda della maggiore o minore ampiezza dello stesso, interverremo in un modo. Se lo spazio è grande occorrerà eseguire un’operazione denominata “rinvergatura, che consiste nel riempire gli spazi tra tavola e tavola con verghe di legno, a sezione trapezoidale, lasciando quel poco di spazio tra le tavole e le verghe sufficiente per inserirvi della canapa o della cotonina (cordino di cotone di vario diametro, usato per calafatare).Le verghe dovranno essere fissate, così come lo è il fasciame, alle ordinate. Per fare ciò utilizzeremo dei chiodi zincati, dopo aver forato preventivamente le verghe, onde evitare che il chiodo, entrando, dato il piccolo spessore della verga stessa la spacchi. Approfittiamo dell’operazione che stiamo eseguendo per controllare lo stato della chiodatura del fasciame, ribattendo, con il ribattino, tutti i chiodi che risultano fuoriusciti o che vanno, in qualunque caso ribattuti. Tiriamo via quelli che sono lenti e sostituiamoli con altri chiodi zincati inchiodati in altra posizione. Ed i buchi lasciati dai chiodi eliminati? Prendiamo i pezzetti di legno di pino di cui vi dicevo all’inizio, con un bel coltello li rendiamo appuntiti, moderatamente, e li infiliamo nei buchi lasciati dai chiodi ribattendoceli dentro con un mazzuolo di legno o di gomma. Una volta che questi cavicchi siano stati ribattuti per bene nei fori, li tagliamo più vicini possibile alla superficie del fasciame e poi facciamo una bella passata a tutto lo scafo con una bella rotorbitante, che c’è non la possedete? Uff!!!! E va be’, va bene pure una normale orbitante, armata con carta vetro di grana 80/100, con mano leggera, mi raccomando, fino a che non avremo una bella superficie omogenea, priva di scalini.


                Da questo punto in poi, che abbiate eseguito la rinvergatura o meno, il lavoro da compiere sarà lo stesso. Sediamoci su di un seggiolino basso ed armati dello scalpello largo con il taglio smussato di cui vi dicevo nel primo capito, detto palella di cui vedete qui sotto una riproduzione,


                Infiliamo nei comenti il cordino di cotonina, procedendo un metro per volta, provvedendo a ripetere l’operazione fino a che la cotonina, ribattuta nei comenti arrivi ad uno o due mm. al di sotto della superficie del fasciame. La cotonina va ribattuta nei comenti con un calca stoppa , di cui vedete degli esempi qui sotto,


                che, praticamente, somiglia al ferro a palella e ne differisce solo per la sezione della lama, che è più spessa del ferro a palella ed all’estremità è scanalato una, due o tre volte e serve a far si che la cotonina sia calcata uniformemente nei comenti. Una volta ribattuta la cotonina nei comenti facciamo una bella passata di olio di lino cotto su tutto lo scafo, andateci giù pesante, con una bella mano grassa e lasciamo la barca ad assorbirlo ben bene per tutta la nottata e se necessario, anche la mattinata. Ora dobbiamo passare alla stuccatura…(evviva finalmente usiamo lo stucco) prima i comenti, fino ad arrivare a pari con la superficie del fasciame, e, poi, una bella passata su tutto lo scafo, ma una passata sottile, non grassa, giusto a riempimento delle piccole imperfezioni, dei buchi in cui avete ribattuto i chiodi ecc.. Aspettiamo che lo stucco secchi e facciamo una passata di carta vetro del 120/150 su tutto lo scafo, con mano leggera, fino a che non sentiremo sotto la mano una superficie abbastanza liscia. Facciamo ora una seconda passata di stucco, sempre leggera e di nuovo una passata di carta del 120/150. Avete fatto? Si? Allora andiamo avanti. Se vado troppo in fretta ditelo, tanto non mi fermo. Prepariamo ora la cementite. Dovete diluirla con un 30% di acquaragia, diluizione abbondante, direte voi, cerrrto, rispondo io, perché, c’è sempre un perché, occorre che il fasciame lo assorba quasi come una imprimitura, aspettiamo che asciughi e scartavetriamo con carta 150/180, sempre con mano leggera. Facciamo una nuova passata di cementite, questa volta meno diluita ed una volta asciutta carteggiamo di nuovo. Dopo questa operazione, dovremmo aver ottenuto una superficie abbastanza liscia, ma non ancora come ci occorre, quindi prepariamo un po’ di stucco, questa volta abbastanza più morbido di quello preparato fino ad ora, deve essere tanto morbido da non poter essere raccolto a pagnottella, e facciamo una nuova passata di stucco su tutto lo scafo, quasi una camicia, sottilissima, che, questa volta carteggeremo con una grana 220. A questo punto sentirete sotto le mani una superficie quasi vellutata, appunto, quasi, quindi, dopo aver spolverato lo scafo, nuova passata di cementite e carteggia tura con una grana 280, nuova passatella di stucco, leggerissima, con seguente carteggia tura con grana 280. Ora si che sotto le mani sentite un velluto ed anche all’occhio apparirà una superficie omogenea. Non state lì fermi a riempirvi di orgoglio, che non abbiamo ancora cominciato. Va bene, va bene, per ora potete riposarvi, tanto mi sono scocciato e da bravo bastardo genetico vi lascio ancora sul più bello, ma una ultima cosa ve la dico, tanto per rovinarvi quel sorrisetto scemo che avete sulla faccia: passata di olio di lino cotto, stuccatura, passate di cementite e di stucco e carteggia ture, che avete fatto per l’esterno dello scafo, dovete farlo anche per l’interno. Cos’è? Non sorridete più?
                ciao max

                nella vita basta metterci ritmo,
                purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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                • #23
                  Vai Max che sei grande e io accumulo arte

                  Ciao Peppe
                  non rimandare a domani quello che puoi fare oggi
                  sigpic

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                  • #24
                    Max vedo che il mestiere lo conosci, e sai che di lavoro c'è ne tantissimo,
                    auguri per la continuazione,

                    Marco
                    http://www.eltornidor.eu

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                    • #25
                      CAP. QUINTO

                      Avete finito con l’interno? E’ bastantemente vellutato? Ricordate che questa è la base affinché anche un cadavere risorga a nuova vita. Con questo sistema ho visto barcacce che, quando sono entrate in cantiere sembravano da bruciare, uscire che sembravano tante “pupatelle” (bamboline).

                      Ai miei tempi, la verniciatura della barca si effettuava a mezzo di smalti sintetici diluiti con olio di lino cotto, ma non tanto il bianco, altrimenti dopo un po’ cominciava a tendere al giallo, e acquaragia. Per iniziare vi do questa ricetta, poi, quando passeremo ai metodi moderni, vi dirò il resto. Quindi, se la barca non la verniciate di bianco, ma utilizzate questa tinta solo per i particolari (bottazzo, falchetta , serratore [banchi su cui ci si siede], diluite al 20-25% lo smalto che utilizzate per la verniciatura con olio di lino cotto. Mescolate per bene ed a lungo, perché dopo due minuti sembrerà che lo smalto sia diluito, ma sarà solo un’impressione. Mescolate per bene con una stecca piatta di legno, mescolate per bene fino in fondo al barattolo. Dopo circa dieci minuti di questo salutare esercizio, che per voi che non fate un tubo da mane a sera è già un esercizio fisico, intingete uno dei due pennelli ovalini del 12 nello smalto e cominciate a verniciare lo scafo con pennellate lunghe e decise, senza calcare la mano, onde evitare sgocciolature, e verniciate sempre cominciando dall’alto e proseguendo verso il basso. Finita la prima mano date allo smalto il tempo di seccare, al tatto non deve più essere appiccicaticcio, e datevi da fare con la seconda mano, questo per ognuno dei colori di cui volete dipingere la vostra barca. Particolare attenzione si darà nel verniciare il pagliolo (parte interna della barca su cui si cammina), solitamente costituita da tante tavolette sistemate di traverso sul fondo della barca e tenute in loco da correnti, costituiti da regoli di legno sistemati sulle ordinate, detti ferma pagliolo.


                      Dicevo che bisogna prestare particolare attenzione alla verniciatura di questa parte della barca,perché è quella su cui si sta in piedi, quindi non deve essere scivolosa. Questo si ottiene evitando di rendere troppo liscia la superficie delle tavole che lo costituiscono. Addirittura alcuni vecchi marinai ottengono la rugosità necessaria mischiando alla vernice della normale sabbia, agendo così: si passa una mano di smalto sugli elementi che compongono il pagliolo, quindi si sparge, passandola con un setaccio fine, qualche manciata di sabbia di mare. Questo si fa per le prime due mani di smalto, mentre la terza mano di smalto si passa normalmente.
                      Oggi sono stanco, fatevi bastare quello che vi ho scritto e fate poche storie. Oggi sento fortissima la bastardaggine. Arrivederci alla prossima puntata.
                      ciao max

                      nella vita basta metterci ritmo,
                      purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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                      • #26
                        La cosa di spargere sabbia o altri abrasivi sulla vernice fresca è un sistema antiscivolo usato anche in altri campi...in fabbrica avevano trattato così la pedana di ferro di un rimorchio per il trasporto delle bobine che quando bagnato è più scivoloso del ghiaccio e funzionava...finchè la venice non si è consumata tutta
                        Lunga Vita e Prosperità

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                        • #27
                          CAP. QUINTO

                          Ora che il lavoro mi ha lasciato un po’ di tempo libero dedichiamoci a completare la verniciatura della nostra barca.
                          Per prima cosa dobbiamo tracciare la linea di galleggiamento, al fine di individuare quale è l’opera viva della barca e poterla verniciare con l’antivegetativa.


                          Fissiamo l’estremo del rotolo di carta gommata da carrozziere a poppa, qualche cm. al di sopra del punto in cui l’acqua va a lambire la murata esterna della barca quando questa è in acqua in stato di quiete. La mia indicazione è orientativa, perché , altrimenti, dovreste calcolare il peso del volume d’acqua spostato dalla barca quando è in acqua, secondo il noto principio di Archimede, per calcolare di quanto si immerge la barca. Altro sistema è quello di misurare, in un punto preciso della murata, possibilmente a prua, a che altezza è segnata la linea di galleggiamento prima di sverniciare la barca. A cosa serve, mi direte voi, a fare in modo che queste mie chiacchiere abbiano un senso, sarei tentato di rispondere, ma la verità è che, anche se alla fine sarà curva la linea di galleggiamento, guardando la murata di lato, apparirà completamente diritta,. Infatti la sua curva sarà causata dalla forma dello scafo della barca, appunto curva, ma essa sarà dritta lungo tutta la murata. Sono certo che dopo questa mia spiegazione siate più confusi che mai ed anch’io non è che mi sia capito tanto bene.

                          Vado a spiegarmi meglio, spero. Se la barca la guardate da sotto, o se la guardate da sopra come se fosse trasparente, la linea di galleggiamento è curva, perché segue le forme della barca e indica solo le parti che sono in acqua, ma, se la guardate stando di lato alla barca, è una linea perfettamente diritta. Ora va un po’ meglio, ma con il disegno che segue andrà ancora meglio.



                          Questo disegno l’ho preso dal sito www.calabriapescaonline.it e spiega, moooolto meglio di me, quello che va spiegato e senza neanche una parola.

                          Dunque, dicevo,cominciate dal punto che avete misurato, possibilmente a prua e srotolato almeno un metro e venti di nastro accostatelo alla murata in modo che aderisca leggermente, cercando di tirare una linea dritta da prua a poppa. Ovvero, mano a mano che il nastro aderisce, voi svolgetene dell’altro. Usare questo sistema è utile a traguardare la linea in prospettiva, in modo da avere quanto più scafo a vista, per essere più precisi. A me l’hanno insegnato così, poi se c’è, e, sicuramente, c’è qualcuno che conosce altri metodi, che, sicuramente saranno meno macchinosi, ci farà cosa gradita mettendocene a conoscenza. Una volta finito di attaccare il nastro, abbiamo delimitato la parte di barca comunemente detta opera viva, ovvero quella che è immersa.

                          E’ ora di tirare fuori il nostro piccolo rullo liscio, l’aggrappante per antivegetativa e darci da fare per ricoprire tutta la parte di barca che andrà a mollo con l’aggrappante. Vi raccomando, ove mai necessiti la diluizione dell’aggrappante e/o dell’antivegetativa, non usate altro che i diluenti indicati sulla confezione, pena l’impossibilità di utilizzarli per indurimento immediato, o una drastica riduzione della loro durata nel tempo, o, addirittura, una loro inefficacia. Comunque saranno solo guai. Io personalmente, in qualunque cantiere sia mai entrato, ho visto sempre passare questi due componenti senza la minima diluizione. Costano, ma vengono utilizzati per un motivo. Non state lì con la bocca aperta senza fare niente. Avete finito di rullare? Prima di usare questi prodotti leggete attentamente le indicazioni sulla confezione, vi troverete indicato anche il tempo e massimo entro cui la vostra barca potrà affrontare il varo. Nel caso in cui abbiate intenzione di pitturare un righino di stacco tra la vernice dello scafo e l’antivegetativa, dovrete, naturalmente dipingerlo prima di dare l’antivegetativa, perché la carta gommata che vi servirà da guida dovrà essere fissata lì dove andrà rullata l’antivegetativa. Un’immagine spiegherà meglio





                          Come si può vedere dalla foto per fare il righino di stacco tra opera morta ed opera viva, bisognerà tirare due strisce di carta gommata, lasciando tra le stesse tanto spazio quanto dovrà essere spesso il righino ed una delle strisce di carta gommata dovrà essere attaccata sulla zona dove va data l’antivegetativa, mentre l’altra sarà attaccata sull’opera morta. Ammetto che in questo punto m sto perdendo in descrizioni un po’, come dire, “arravogliate” contorte, ma vi assicuro che è normale, in quanto le cose che so fare non le so spiegare. Immagino che, a queto punto, sarete stanchi di dovervi arrovellare per cercare di capir quello che tento di dire, almeno io lo sono (di cercare di capirmi) per cui: ritenuto che sono a very vi lascio come al solito
                          ciao max

                          nella vita basta metterci ritmo,
                          purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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                          • #28
                            Max che dirti se non.....Sei grande :

                            Angelo
                            Ciao by Angelo

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                            • #29
                              Scusate, ma ieri ho dimenticato di precisarvi, visto che non l'ho spiegato esplicitamente, che la verniciatura della barca, che fate sulle murate, dovete estenderla anche all'opera viva, carena compresa, dato che l'aggrappante servirà solo per far, giust'appunto, aggrappare meglio l'antivegetativa all'opera viva e l'antivegetativa, come dice il nome stesso, serve a evitare la proliferazione di vegetazione sulla parte di scafo immersa, quindi la protezione dello scafo dal contatto diretto con l'elemento liquido sarà affidata alla verniciatura dello stesso. Dovete perdonarmi, ma, ultimamente, Helmut si comporta in maniera sempre più "azzeccosa", sembra uno dei personaggi dei filmati di paperissima: "T' voglio bene e t' voglio sta' vicin' vicin'!". Av salut
                              ciao max

                              nella vita basta metterci ritmo,
                              purtroppo, quando te ne capita uno lento ...bhe ...

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                              • #30
                                Stai andando veloce, eh...

                                Marco
                                http://www.eltornidor.eu

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                                Sto operando...
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