CAP. SECONDO
Veniamo a noi. Parlavamo dello stucco. Componenti di questo misterioso preparato sono i seguenti: 1) gesso, normale gesso che si compra in bustine da circa 200gr.; 2) litopone, altra polvere che si vende in busta come il gesso, vengono venduti entrambi in buste di quel formato per avere la quantità giusta per poter miscelare i due elementi; 3)olio di lino cotto; 4)vernice per fare lo stucco, si tratta di una vernice quasi tipo flatting, ma moooolto più economica, viene, infatti, usata solo per la realizzazione dello stucco; 5) eventuale piccola quantità di smalto del colore con cui si vernicerà la barca; 6) acquaragia, per chi non ne sopporta l’odore esiste anche nella versione inodore.
Et voilà, la formula segreta è svelata, ma bisogna poi passare alla miscelazione del tutto, e qui iniziano i metodi empirici, ovvero si va, come diciamo dalle mie parti “a sentimento” ovverosia, bisogna avere un po’ di manualità, altrimenti lo stucco o viene come una pappina o duro come un sasso. In entrambi i casi si rimedia facilmente, ma aggiustando aggiustando va a finire che prepariamo un kg. Di stucco, il che, se permettete, mi pare un po’ eccessivo.
Prendete un pezzo di compensato di scarto, deve essere di circa cm 30 -40- per 30 -40, poggiatelo su di un piano dove gli sia impossibile ribaltarsi. Fatto? Ok, ora versateci sopra, al centro, circa la metà del contenuto del sacchetto del litopone, che si presenta come una polvere bianca, e con una bottiglia di vetro vuota, usata come un mattarello, rullatelo tutto. Vedrete che, anche se non li avevate visti ad occhio nudo, si romperanno dei granuli dai quali uscirà del materiale giallo. Con il raschietto, riportate tutto il litopone a centro del compensato e ricominciate a rullare con la bottiglia e così via, finché non vedrete che non compaiono più quei grumi gialli. Mescolate per bene con il raschietto, in modo da amalgamare la polvere gialla con quella bianca ed unitevi metà del contenuto del sacchetto di gesso. Mescolate bene con il raschietto. Per chi si ritrovasse più a suo agio, è possibile anche usare, in sostituzione del raschietto, un cazzuolino di quelli proprio di dimensioni contenute. Fatto? Bene ora sistemate il miscuglio a fontana, come se fosse della farina da impastare e nel foro centrale versate olio di lino cotto e vernice per stucco in pari quantità mettendone tanto quanto, a vostro avviso ne occorrerà per ottenere un impasto abbastanza morbido, ma consistente, giustappunto dovrà avere la consistenza dell’impasto per la pizza, come sofficità, non sarà mai così elastico. Se l’impasto dovesse risultare un po’ secco, aggiungete, a piccolissime quantità, un po’ di acquaragia, se dovesse risultare molle, aggiungete, sempre a piccole quantità litopone e gesso. Se volete colorare il vostro stucco, fate un impasto un po’ più secco ed aggiungete, sempre a dosi piccolissime, un po’ dello smalto che verrà impiegato per la verniciatura finale.
Ma mica è finita qui. E già! Allora tutti, o quasi, sarebbero capaci. Prima di stuccare bisogna preparare i “cammienti” gli spazi vuoti tra tavola e tavola e questo si farà a seconda del tipo di intervento necessario.
Se si tratta di riverniciare tutta la barca dopo anni di verniciature senza eliminare le verniciature precedenti, oppure di dover trovare delle vie d’acqua che non si trovano ad occhio nudo od in tutti quei casi in cui occorra o sia consigliabile una sverniciatura totale della barca si agisce in un modo, se si tratta solo di piccole riparazioni limitate a zone circoscritte si agisce in altri modi, a seconda se vi siano infiltrazioni o siano solo danni estetici. Mi raccomando, nella preparazione dello stucco, tenete conto anche di questo, impastate solo la quantità necessaria, meglio farne poco e doverlo preparare di nuovo, che farne tanto e doverlo buttare, poi il doverlo preparare di nuovo, vi varrà come pratica e, ogni volta, vi sembrerà più facile.
Dunque, andiamo a considerare il caso peggiore: dover sverniciare tutto lo scafo e portarlo a legno. Questa operazione si impone quando la barca fa acqua e non si riesce in alcun modo a scoprire dove è situata la via d’acqua (via d’acqua: punto attraverso cui l’acqua trova ingresso nello scafo, solitamente, per logica è individuata in un punto dell’opera viva, che è la parte dello scafo immersa nell’acqua, mentre l’opera morta è quella che è sempre o quasi all’asciutto, tranne nel caso che la via d’acqua permetta un ingresso all’acqua così veloce che tutta la barca diventi opera viva, ovvero immersa in acqua. In tal caso siete affondati), oppure si è in presenza di una barca alquanto vetusta mal tenuta oppure anche abbastanza nuova, ma non mantenuta da qualche anno e tenuta in secca.
Per poter agire efficacemente ed abbastanza rapidamente per la sverniciatura si potrebbe agire con dei raschietti dopo aver ammorbidito la vernice con la fiamma di un cannello a gas, ma, tenuto conto che per effettuare tale operazione con detta attrezzatura occorre un minimo di manualità, onde evitare di rovinare il fasciame con il raschietto (a volte si tirano via anche riccioli di legno, od il raschietto danneggia il fasciame piantandocisi dentro) o di dare fuoco al tutto, con conseguente recita, da parte dei più intemperanti, dell’elenco completo degli occupanti il Paradiso, suggerisco di munirsi di questa attrezzatura:
1) pistola ad aria calda (per chi non lo sapesse, si tratta di pistole termiche a getto d’aria, che come un fon, cacciano aria calda a temperature molto alte, capaci di ammorbidire scorze di vernice anche consistenti. Nel caso non si riesca ad eliminare lo spessore di vernice in una sola passata, si ripeterà l’operazione. Questi attrezzi si trovano, oggi, un po’ dappertutto, a prezzi irrisori ed il loro porco lavoro lo fanno, unica necessità una presa elettrica nei dintorni, inoltre hanno in dotazione alcuni raschietti fatti apposta per eliminare la vernice dalle superfici di ogni forma e vari tipi di becco a seconda di come si vuole concentrare o spandere il flusso di aria);
2) qualche raschietto dritto da stuccatore di varie larghezze e uno o due raschietti, simili, ma che presentino conformazione differente da quello in dotazione con la pistola;
3) carta vetro dall’ottanta al trecentoventi;
4) uno scalpello corto e largo con il taglio arrotondato;
5) della canapa da idraulico, in quantità o, meglio, del cordino di canapa o fibra naturale da 2 -3 mm. di diametro;
6) un ribattino, per ribattere tutti i chiodi che tendono a fuoriuscire;
7) assortimento di chiodi zincati dal 4 all’8 per rinforzare la chiodatura del fasciame sulle ordinate od in qualunque posto ve ne sia bisogno;
8) pezzi di legno, possibilmente pino, per poterci ricavare dei cavicchi da utilizzare per chiudere i buchi vuoti lasciati da chiodi o ferramenta rimossi o, peggio, da nodi del legno che cadono;
9) Una bella pagnottella del vostro stucco, ora può anche essere bianco, il perché lo capirete man mano che andiamo avanti;
10) Due litri di acquaragia;
11) Uno o due barattoli da un kg. Di cementite (la quantità dipende dalla grandezza della barca);
12) Due o tre kg. Di smalto sintetico del colore con il quale volete verniciare la barca, se i colori sono più di uno tenete conto che dovrete dare almeno due mani di smalto sull’esterno e sull’interno ed almeno tre sul calpestio, quindi regolatevi di conseguenza, tanto un kg. di smalto lo si trova senza alcuna difficoltà;
13) Due pennelli ovalini del n°12, uno per colore, di solito i colori sono minimo due, pennello tondo del n°4 per i fregi più piccoli, tipo bottazzo, o per il righino di stacco tra il colore della murata e la zona su cui viene applicata l’antivegetativa, e piccolo rullo liscio per applicare l’antivegetativa;
14) Aggrappante per antivegetativa;
15) Antivegetativa.
Se ho dimenticato qualcosa ce ne accorgeremo man mano che progrediamo nel lavoro e voi andrete a comprarla senza fare tante storie, altrimenti la chiudo qui e la manutenzione ve la fate da soli. A proposito di dimenticanze ho dimenticato la carta gommata da carrozziere, quella larga, per fare i righini e delimitare l’opera viva dove passare l’antivegetativa. Lo dicevo io che questo maledetto Helmut non mi lascia mai in pace e mi nasconde sempre le cose.
Vi lascio di nuovo sul più bello, ma si sa… io SONO BASTARDO GENETICAMENTE.
Veniamo a noi. Parlavamo dello stucco. Componenti di questo misterioso preparato sono i seguenti: 1) gesso, normale gesso che si compra in bustine da circa 200gr.; 2) litopone, altra polvere che si vende in busta come il gesso, vengono venduti entrambi in buste di quel formato per avere la quantità giusta per poter miscelare i due elementi; 3)olio di lino cotto; 4)vernice per fare lo stucco, si tratta di una vernice quasi tipo flatting, ma moooolto più economica, viene, infatti, usata solo per la realizzazione dello stucco; 5) eventuale piccola quantità di smalto del colore con cui si vernicerà la barca; 6) acquaragia, per chi non ne sopporta l’odore esiste anche nella versione inodore.
Et voilà, la formula segreta è svelata, ma bisogna poi passare alla miscelazione del tutto, e qui iniziano i metodi empirici, ovvero si va, come diciamo dalle mie parti “a sentimento” ovverosia, bisogna avere un po’ di manualità, altrimenti lo stucco o viene come una pappina o duro come un sasso. In entrambi i casi si rimedia facilmente, ma aggiustando aggiustando va a finire che prepariamo un kg. Di stucco, il che, se permettete, mi pare un po’ eccessivo.
Prendete un pezzo di compensato di scarto, deve essere di circa cm 30 -40- per 30 -40, poggiatelo su di un piano dove gli sia impossibile ribaltarsi. Fatto? Ok, ora versateci sopra, al centro, circa la metà del contenuto del sacchetto del litopone, che si presenta come una polvere bianca, e con una bottiglia di vetro vuota, usata come un mattarello, rullatelo tutto. Vedrete che, anche se non li avevate visti ad occhio nudo, si romperanno dei granuli dai quali uscirà del materiale giallo. Con il raschietto, riportate tutto il litopone a centro del compensato e ricominciate a rullare con la bottiglia e così via, finché non vedrete che non compaiono più quei grumi gialli. Mescolate per bene con il raschietto, in modo da amalgamare la polvere gialla con quella bianca ed unitevi metà del contenuto del sacchetto di gesso. Mescolate bene con il raschietto. Per chi si ritrovasse più a suo agio, è possibile anche usare, in sostituzione del raschietto, un cazzuolino di quelli proprio di dimensioni contenute. Fatto? Bene ora sistemate il miscuglio a fontana, come se fosse della farina da impastare e nel foro centrale versate olio di lino cotto e vernice per stucco in pari quantità mettendone tanto quanto, a vostro avviso ne occorrerà per ottenere un impasto abbastanza morbido, ma consistente, giustappunto dovrà avere la consistenza dell’impasto per la pizza, come sofficità, non sarà mai così elastico. Se l’impasto dovesse risultare un po’ secco, aggiungete, a piccolissime quantità, un po’ di acquaragia, se dovesse risultare molle, aggiungete, sempre a piccole quantità litopone e gesso. Se volete colorare il vostro stucco, fate un impasto un po’ più secco ed aggiungete, sempre a dosi piccolissime, un po’ dello smalto che verrà impiegato per la verniciatura finale.
Ma mica è finita qui. E già! Allora tutti, o quasi, sarebbero capaci. Prima di stuccare bisogna preparare i “cammienti” gli spazi vuoti tra tavola e tavola e questo si farà a seconda del tipo di intervento necessario.
Se si tratta di riverniciare tutta la barca dopo anni di verniciature senza eliminare le verniciature precedenti, oppure di dover trovare delle vie d’acqua che non si trovano ad occhio nudo od in tutti quei casi in cui occorra o sia consigliabile una sverniciatura totale della barca si agisce in un modo, se si tratta solo di piccole riparazioni limitate a zone circoscritte si agisce in altri modi, a seconda se vi siano infiltrazioni o siano solo danni estetici. Mi raccomando, nella preparazione dello stucco, tenete conto anche di questo, impastate solo la quantità necessaria, meglio farne poco e doverlo preparare di nuovo, che farne tanto e doverlo buttare, poi il doverlo preparare di nuovo, vi varrà come pratica e, ogni volta, vi sembrerà più facile.
Dunque, andiamo a considerare il caso peggiore: dover sverniciare tutto lo scafo e portarlo a legno. Questa operazione si impone quando la barca fa acqua e non si riesce in alcun modo a scoprire dove è situata la via d’acqua (via d’acqua: punto attraverso cui l’acqua trova ingresso nello scafo, solitamente, per logica è individuata in un punto dell’opera viva, che è la parte dello scafo immersa nell’acqua, mentre l’opera morta è quella che è sempre o quasi all’asciutto, tranne nel caso che la via d’acqua permetta un ingresso all’acqua così veloce che tutta la barca diventi opera viva, ovvero immersa in acqua. In tal caso siete affondati), oppure si è in presenza di una barca alquanto vetusta mal tenuta oppure anche abbastanza nuova, ma non mantenuta da qualche anno e tenuta in secca.
Per poter agire efficacemente ed abbastanza rapidamente per la sverniciatura si potrebbe agire con dei raschietti dopo aver ammorbidito la vernice con la fiamma di un cannello a gas, ma, tenuto conto che per effettuare tale operazione con detta attrezzatura occorre un minimo di manualità, onde evitare di rovinare il fasciame con il raschietto (a volte si tirano via anche riccioli di legno, od il raschietto danneggia il fasciame piantandocisi dentro) o di dare fuoco al tutto, con conseguente recita, da parte dei più intemperanti, dell’elenco completo degli occupanti il Paradiso, suggerisco di munirsi di questa attrezzatura:
1) pistola ad aria calda (per chi non lo sapesse, si tratta di pistole termiche a getto d’aria, che come un fon, cacciano aria calda a temperature molto alte, capaci di ammorbidire scorze di vernice anche consistenti. Nel caso non si riesca ad eliminare lo spessore di vernice in una sola passata, si ripeterà l’operazione. Questi attrezzi si trovano, oggi, un po’ dappertutto, a prezzi irrisori ed il loro porco lavoro lo fanno, unica necessità una presa elettrica nei dintorni, inoltre hanno in dotazione alcuni raschietti fatti apposta per eliminare la vernice dalle superfici di ogni forma e vari tipi di becco a seconda di come si vuole concentrare o spandere il flusso di aria);
2) qualche raschietto dritto da stuccatore di varie larghezze e uno o due raschietti, simili, ma che presentino conformazione differente da quello in dotazione con la pistola;
3) carta vetro dall’ottanta al trecentoventi;
4) uno scalpello corto e largo con il taglio arrotondato;
5) della canapa da idraulico, in quantità o, meglio, del cordino di canapa o fibra naturale da 2 -3 mm. di diametro;
6) un ribattino, per ribattere tutti i chiodi che tendono a fuoriuscire;
7) assortimento di chiodi zincati dal 4 all’8 per rinforzare la chiodatura del fasciame sulle ordinate od in qualunque posto ve ne sia bisogno;
8) pezzi di legno, possibilmente pino, per poterci ricavare dei cavicchi da utilizzare per chiudere i buchi vuoti lasciati da chiodi o ferramenta rimossi o, peggio, da nodi del legno che cadono;
9) Una bella pagnottella del vostro stucco, ora può anche essere bianco, il perché lo capirete man mano che andiamo avanti;
10) Due litri di acquaragia;
11) Uno o due barattoli da un kg. Di cementite (la quantità dipende dalla grandezza della barca);
12) Due o tre kg. Di smalto sintetico del colore con il quale volete verniciare la barca, se i colori sono più di uno tenete conto che dovrete dare almeno due mani di smalto sull’esterno e sull’interno ed almeno tre sul calpestio, quindi regolatevi di conseguenza, tanto un kg. di smalto lo si trova senza alcuna difficoltà;
13) Due pennelli ovalini del n°12, uno per colore, di solito i colori sono minimo due, pennello tondo del n°4 per i fregi più piccoli, tipo bottazzo, o per il righino di stacco tra il colore della murata e la zona su cui viene applicata l’antivegetativa, e piccolo rullo liscio per applicare l’antivegetativa;
14) Aggrappante per antivegetativa;
15) Antivegetativa.
Se ho dimenticato qualcosa ce ne accorgeremo man mano che progrediamo nel lavoro e voi andrete a comprarla senza fare tante storie, altrimenti la chiudo qui e la manutenzione ve la fate da soli. A proposito di dimenticanze ho dimenticato la carta gommata da carrozziere, quella larga, per fare i righini e delimitare l’opera viva dove passare l’antivegetativa. Lo dicevo io che questo maledetto Helmut non mi lascia mai in pace e mi nasconde sempre le cose.
Vi lascio di nuovo sul più bello, ma si sa… io SONO BASTARDO GENETICAMENTE.
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